I paesaggi del pomeriggio
Una più dolce fine mi coglierà
Nel sole segreto della veranda.
Mi assopirò un poco e un ultimo sorriso
regalerò
alle foglie verdi del basilico.
Rita
Ciprelli
La
luce pomeridiana è quella che tocca
le cose svelando il particolare.
Essa descrive l’oggetto nella sua dualità di luce e ombra, presenza e assenza.
Questa
luce entra radente nei Paesaggi del Pomeriggio evidenziando lo spazio come profondità,
terza dimensione.
È
una luce proiettiva che determina quindi la prosecuzione dell’oggetto nella sua
ombra, che è immagine di sé e doppio.
Rileva
Edgar Morin: – Una delle manifestazioni permanenti del doppio è l’ombra.
L’ombra che, come aveva già notato Spencer, per il bambino è un essere vivente,
è stato per l’uomo uno dei primi misteri, una delle prime acquisizioni della
propria persona. E in quanto tale, l’ombra è diventata l’apparenza, la
rappresentazione, la fissazione, il nome del doppio – .
I
Paesaggi del Pomeriggio,
pur evidenziando quest’ambiguità, hanno un carattere di affettività molto spiccato; essi comunicano il senso
di un’intima quotidianità,
di una partecipazione alla vita silenziosa delle piccole cose.
I
Paesaggi del Pomeriggio
preparano lo spirito al distacco.
Nei
Paesaggi del Pomeriggio,
lentamente, le cose ci lasciano.
Il raggio di luce che carezza gli oggetti, evidenzia sulla loro superficie
il lento processo di decomposizione della materia, una transustanziazione in
luce; un pulviscolo leggero li abbandona, risalendo nel raggio di luce.
(da "La Porta nel Paesaggio" di Paolo Dell'Elce)
Monet sembra capisse solo dalla luce dei quadri che ora fosse quando i suoi colleghi impressionisti li avevano dipinti. Non è bellissimo pensare che ogni cosa su questa terra (come noi del resto) l'attimo dopo ha un'illuminazione diversa dall'attimo prima?
RispondiEliminaè bellissimo sì...Marcel Proust, invece, ricordando la sua casa di Combray, la ripensa “come se là non fossero mai state che le sette di sera”. Un luogo e un'ora fissate per sempre in un'immagine della memoria...
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