A Montebello vive il padre di Marialuisa, nella sua vita ha praticato molti mestieri, da giovane ha lavorato alle miniere di carbone, ma in realtà lui è un contadino, lo è sempre stato, anche quando lavorava sotto terra.
Ora è vecchio e anziché riposarsi come fanno i pensionati della città, lui continua a lavorare la terra, ogni giorno. Un contadino non va mai in pensione.
Si alza di buon’ora, e dopo aver accudito i suoi conigli, incomincia la quotidiana fatica nei campi.
Quella mattina ci aspetta, a me e Marialuisa, perché dobbiamo seppellire la mia gatta, Fufi, morta la sera prima.
Quando arriviamo nell’orto per scavare la fossa, lui è già lì, dritto con la vanga tra le mani, la figura imponente e antica, come un vecchio Sioux, che ci guarda con estrema dolcezza. Ha già scavato, e la cosa deve essergli costata non poca fatica a quell’età, la terra è molto dura, e occorre parecchia forza nelle braccia per scavare una fossa di quasi un metro, necessario per evitare che gli animali selvatici possano riesumare i resti della povera gatta, ma lui è fresco e disteso come se non avesse fatto nulla.
Ci guarda come si guarda due fantasmi, e, in effetti, la nostra presenza in quel posto e a quell’ora è davvero incoerente. Lui al contrario è in perfetta armonia con il mondo circostante, sembra un dio della terra.
Lo ringrazio per aver fatto lui il lavoro più duro e lo rimprovero perché avremmo dovuto farlo noi, Marialuisa ed io, ma lui mi guarda con profondo affetto e accennando un leggero sorriso mi dice…Ma no, voi siete dei bambini!
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