È interessante, a volte, osservare da un punto di vista affettivo la genesi di uno sguardo; il modo in cui un riflesso della realtà, una visione, nasce e si va definendo negli occhi di un uomo o di una donna. Gli occhi/specchi, impalpabili veli, che distinguono il reale in esterno e interno, in soggetto e oggetto: Io, Tu…e il vuoto incolmabile che ci separa, il vuoto che separa e segna le singole esistenze come monadi, realtà a sé, nuclei di Desiderio, embrioni di Cosmo. Occhi/specchi che assorbono e riflettono l’estatica dolcezza di uno sguardo lunare, lo sguardo lieve che aspira alla quiete della contemplazione, lo sguardo lieve che si fa poetante, che crea la poesia. Lo sguardo di Eugenia.
È questo lo sguardo originario, lo sguardo di chi vede per la prima volta, o di chi per la prima volta si accosta al visibile subendone il mistero e cercando di restituirne le suggestioni attraverso un linguaggio artistico: la Fotografia.
Eugenia si è aperta al Visibile e ha scelto la Fotografia. Da quando era bambina ha sempre cercato la Bellezza, in ogni cosa: la Bellezza, espressione di ordine spirituale, semplicità e limpidezza, cui aspirare e mediante la quale ogni cosa visibile può diventare vivibile, comprensibile, accettabile nella sfera della propria esistenza.
Lo sguardo di Eugenia custodisce una sapienza e una bellezza antiche, viene da lontano e, come una rondine che ha compiuto un volo lungo ed estenuante, cerca un approdo in un luogo dove adempiere al suo destino: conoscere, soffrire, amare.
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