“C’è il senso di una pienezza ed intensità nella formazione delle immagini di Paolo Dell’Elce, c’è un bisogno espressivo di significati dove ha voce il silenzio che continua anche dopo l’ultimo segno, dopo l’ultima luce, l’ultimo albero grigio.

Il soggetto innocente sente lo sguardo su di sé, si presta alla messa in scena, entra nel tessuto del linguaggio, diventa costruzione visiva, luogo dell’evocazione, suono ed eco di una tensione interiore vivificata, che appartiene alla ragione stessa della sua vita, per dare durata all’indicibile, all’evento poetico che investe la sua coscienza portando la tensione verso la totalità.”

Mario Giacomelli

domenica 21 novembre 2010

Matera


Sono stato a Matera qualche anno fa, mi pare nel 2006, con il mio amico Attilio Gavini, grandissimo fotografo.

In quell’occasione feci poche fotografie. La città, davvero unica, mi toccò profondamente. Aveva qualcosa delle città del nord Europa, strano a dirsi, sarà stato perché era piena di turisti e tutto trasudava un ordine eccessivo. C’è stato un momento però in cui l’ho vista nascere dalla roccia…ecco, questa è la città che voglio ricordare: concrezione minerale nascente secondo un disegno umano, pietra e terra come sangue e carne.














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