Il viale delle tamerici… lo percorrevamo da bambini quando andavamo a raccogliere la verdura e la camomilla dietro il teatro D’Annunzio…era fitto fitto di tamerici e bisognava abbassare la testa per passarci sotto…oggi ne sono rimaste poche…le tamerici mi piacciono perché crescono disordinate, ribelli…sono arbusti tormentati che l’accanimento dei potatori cerca in tutti i modi di far diventare un albero come l’uomo si immagina che debba essere un albero…ma questi, ribelli a tutto ad ogni primavera esplodono di una vita rigogliosa…indomabile…
“C’è il senso di una pienezza ed intensità nella formazione delle immagini di Paolo Dell’Elce, c’è un bisogno espressivo di significati dove ha voce il silenzio che continua anche dopo l’ultimo segno, dopo l’ultima luce, l’ultimo albero grigio.
Il soggetto innocente sente lo sguardo su di sé, si presta alla messa in scena, entra nel tessuto del linguaggio, diventa costruzione visiva, luogo dell’evocazione, suono ed eco di una tensione interiore vivificata, che appartiene alla ragione stessa della sua vita, per dare durata all’indicibile, all’evento poetico che investe la sua coscienza portando la tensione verso la totalità.”
Mario Giacomelli
domenica 29 gennaio 2012
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