“Sono due le cose che i bambini dovrebbero ricevere dai loro genitori: radici e ali.
Johann Wolfgang Goethe
Negli anni Sessanta, quando ero bambino, nel mio quartiere c’erano poche case. Poi, improvvisamente cominciarono a spuntare dappertutto “le fabbriche”. E presto, come dice una canzone del tempo, là dove c’era l’erba ora c’è una città.
In quegli anni lontani una “fabbrica” per noi bambini era un campo da gioco. Un luogo da vivere intensamente, incuranti dei pericoli, ma si sa, ogni bambino è un grande esploratore e sa trovare mondi e verità che non troverà, da adulto, mai più.
Dopo quasi mezzo secolo sono tornato in una “fabbrica” cercando di trovare qualcosa che giustificasse la presenza di un “fotografo artista” in quel posto, ma ben presto mi sono accorto che non potevo fare a meno di ripercorrere quegli spazi guidato dall’occhio profondo della mia infanzia. Ho ritrovato la vecchia borsa degli attrezzi di mio nonno muratore, o almeno una molto simile. La sua bicicletta, sì non è la stessa, ma che fa…E la montagna di mattoni su cui ci si arrampicava in cerca di tesori sepolti. Poi, alzando gli occhi al cielo, tra le nuvole, come la pianta di fagiolo gigante della favola, l’immenso edificio in costruzione: la “fabbrica”.
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