“C’è il senso di una pienezza ed intensità nella formazione delle immagini di Paolo Dell’Elce, c’è un bisogno espressivo di significati dove ha voce il silenzio che continua anche dopo l’ultimo segno, dopo l’ultima luce, l’ultimo albero grigio.

Il soggetto innocente sente lo sguardo su di sé, si presta alla messa in scena, entra nel tessuto del linguaggio, diventa costruzione visiva, luogo dell’evocazione, suono ed eco di una tensione interiore vivificata, che appartiene alla ragione stessa della sua vita, per dare durata all’indicibile, all’evento poetico che investe la sua coscienza portando la tensione verso la totalità.”

Mario Giacomelli

venerdì 15 ottobre 2010

Vedere per caso aprendo gli occhi






a Kirill


Vedevo i miei pensieri nell’agrore
della mattina non aver consiglio,
ma la grazia corrente dell’amore.
Così dipinsi quello che s’aspetta
di vedere per caso aprendo gli occhi.
         Alfonso Gatto

Trovare una tua strada, è questo quello che vorresti, è questo quello che ti aspetti dal percorso che hai iniziato con la Fotografia. È questo che ho detto a ciascuno di voi durante il seminario. Cercate voi stessi, il vostro personale linguaggio, la vostra ragione, e non rinunciate mai ad esprimervi, ad inseguire i sogni e i desideri con qualsiasi mezzo.
Non vi ho nascosto le difficoltà, e soprattutto la sofferenza, che vi aspettano lungo questo cammino, sapendo che qualcuno le avrebbe accettate, tenute in conto, mentre altri si sarebbero fermati, qualcuno all’inizio, qualcuno a metà strada, senza andare fino in fondo.
Andare fino in fondo nella Fotografia è la stessa cosa che andare in fondo nella vita. Averne la fortuna. Vedere come andrà a finire. Sapere, in fondo, quello che già sappiamo tutti, ma che abbiamo dimenticato vivendo.
Per me la Fotografia è stata un destino più che una scelta. Il destino del vedere, e vedere è qualcosa di diverso dal vivere. La Fotografia ha marcato dolorosamente questa differenza, creando un punto di vista al di qua e al di là della vita, ma non nella vita. Un punto di vista intimo, nascosto, invisibile, introvabile. Un filosofo, Leibniz, sosteneva che il punto di vista da cui osservare l’anima è nascosto dentro il corpo. Per fotografare bisogna cercare questo punto di vista. Smembrare questo nostro corpo. Qualcuno cercherà per tutta la sua vita ma non lo troverà mai. Qualcun altro senza cercarlo e senza saperlo l’ha già trovato. Questo luogo che è dentro di noi, questa casa che ci abita e ci accoglie, ci sorride quando noi sorridiamo, piange con noi quando noi piangiamo, ci accarezza quando noi l’accarezziamo.
Una casa senza porte e finestre, aperta ai venti misteriosi dell’amore e della compassione, della gioia e del dolore. Una casa che sta dentro di noi e nella quale possiamo accogliere le altre persone, averne cura e rispetto. “Basta l’umile accordo di voci e di parole / che mi dica poeta, sarò di chi mi vuole / nel vento della chiara notte che va con lui.
La Fotografia?…fa che sia sempre e solo questo: “Vedere per caso aprendo gli occhi”.

















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