“C’è il senso di una pienezza ed intensità nella formazione delle immagini di Paolo Dell’Elce, c’è un bisogno espressivo di significati dove ha voce il silenzio che continua anche dopo l’ultimo segno, dopo l’ultima luce, l’ultimo albero grigio.

Il soggetto innocente sente lo sguardo su di sé, si presta alla messa in scena, entra nel tessuto del linguaggio, diventa costruzione visiva, luogo dell’evocazione, suono ed eco di una tensione interiore vivificata, che appartiene alla ragione stessa della sua vita, per dare durata all’indicibile, all’evento poetico che investe la sua coscienza portando la tensione verso la totalità.”

Mario Giacomelli

venerdì 19 novembre 2010

Kronshtadt




































Kronshtadt, ottobre 2008


Kronshtadt è una città che affiora dal mare.
Ho visitato Kronshtadt in un luminoso pomeriggio di ottobre accompagnato da Kirill. Nell’ora di Pan la città era semideserta, la luce accecante mi ha reso quei luoghi stranamente familiari. Mi sembrava di rivivere i luoghi e la luce della mia infanzia. Un appuntamento con il mio passato. Tutto era sospeso, un persistente profumo di biscotti saturava l’aria. La luce liquida bagnava i muri scrostati delle vecchie case sovietiche. Tutto era perfetto. Teneramente umano.
















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