Sergio è stato il mio primo
amico. Avevamo pochi anni, tre, quattro, e giocavamo insieme, giocavamo con le
costruzioni in legno, dei cubetti di legno che lui toccava e assemblava ed io
lo guardavo, giocavamo spesso in sala da pranzo, quando lui veniva sopra da me,
e poi nel cortile, sono ricordi sfocati, lontani, troppo lontani, cerco di
metterli a fuoco, ma posso ricostruirli solo attraverso le fotografie e i
filmini del tempo. Di lui ricordo vivissimi i capelli rossi e le lentiggini, il
sorriso e gli occhi acquamarina. Ho perso Sergio a cinque anni. Così pensavo. E
il trauma è stato così grande da rimuoverlo. Cambiammo casa, e anche lui andò a
vivere in un altro quartiere. Non lo vidi più.
Lo ritrovai quasi quarant’anni
dopo. Ridiventammo amici senza riconoscerci. Per lui sentivo un affetto
istintivo che non mi spiegavo, una familiarità, una consuetudine che mi faceva
pensare. Un giorno, nella sua bottega di corniciaio, mentre ognuno ricordava la
propria infanzia ci accorgemmo di avere dei ricordi in comune, di luoghi e di
persone, di nomi e di volti. E dopo un po’ Sergio tornò ad essere quel Sergio.
Rividi in lui il bambino che avevo lasciato quarant’anni prima, e mi accorsi
che era sempre lo stesso. Come non averlo riconosciuto subito? Il tempo ci veniva
incontro e ci restituiva quei giorni dell’infanzia, intatti nel loro mistero e
nella loro luce.
Adorabile Sergio!!
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