Un gesto antico che arriva dal passato, il senso mitico della tessitura, più o meno razionalmente rievocano memorie e simboli profondi: più semplicemente, ritornano gli odori e i gesti di casa di una generazione a cavallo tra cultura contadina e dispersione consumistica. Il lavoro a maglia evoca tempi lenti, pomeriggi invernali, ma al contrario, nel suo particolare si propone con una vivacità scattante di una sorta di mobile staticità: l’incongruenza tra tempo interiore immobile e gesto veloce, costruttivo diviene una specie di mantra, una sorta di preghiera: la concentrazione, il silenzio e il gesto preciso, fulmineo la costruzione di un tessuto, un progetto, un ricordo, un istante banale di profondità attività e memoria. Il filo che scorre, il lavoro paziente, gli affetti, il tempo che passa e che è passato. Ma niente malinconie: la musica incalza gioiosa sul balletto delle dita e dei ferri e gli scatti della musica sono il vorticoso movimento delle punte: in pratica, un balletto classico. Dietro questo si può aprire in chi osserva la profondità delle proprie memorie, il senso metafisico della “tessitura”, della filatura di relazioni e di vite di cui quella danza precisa è l’immagine.
Antonio Zimarino
Nessun commento:
Posta un commento