L’artista accarezza il paesaggio con lo sguardo e con un gesto della mano risveglia nell’opera il Corpo Infinito: il Corpo Sconosciuto che dorme disteso sull’orizzonte. Scrive María Zambrano: – Prima di tutto però la vita cerca il suo corpo, il dispiegarsi del corpo che è già arrivata ad avere, il corpo indispensabile. E cerca un altro corpo sconosciuto. È così che il primo impeto vitale che sussiste in lui nel corso delle epoche conduce l’uomo a cercare un altro corpo propriamente suo, il corpo sconosciuto –.
E Arthur Rimbaud: – Ho abbracciato l’alba d’estate / l’ho avvolta nei suoi veli raccolti, ed ho sentito un poco il suo corpo immenso –. Il paesaggio si rivela allo Sguardo nella sua entità corporea, la natura si dà come physis, essenza primordiale nella sua totalità. Il paesaggio si apre e accoglie nel suo corpo il corpo “altro” di chi guarda.
Scrive Heidegger: – la physis, nel senso dello schiudersi la si può riscontrare dappertutto, per esempio nei fenomeni celesti (il levar del sole), nell’ondosità marina, nel crescere delle piante, nell’uscire dell’animale e dell’uomo dal grembo materno –. È il momento in cui le cose nascono, divengono: vengono all’essere. E il vivente corrisponde al vivente: ciò che è vivo “è”.
Da: La Porta nel Paesaggio di Paolo Dell'Elce
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