“C’è il senso di una pienezza ed intensità nella formazione delle immagini di Paolo Dell’Elce, c’è un bisogno espressivo di significati dove ha voce il silenzio che continua anche dopo l’ultimo segno, dopo l’ultima luce, l’ultimo albero grigio.

Il soggetto innocente sente lo sguardo su di sé, si presta alla messa in scena, entra nel tessuto del linguaggio, diventa costruzione visiva, luogo dell’evocazione, suono ed eco di una tensione interiore vivificata, che appartiene alla ragione stessa della sua vita, per dare durata all’indicibile, all’evento poetico che investe la sua coscienza portando la tensione verso la totalità.”

Mario Giacomelli

martedì 15 febbraio 2011

Faces




Qualche giorno fa entrando nella bottega di Sergio, il mio amico corniciaio, mi sono letteralmente imbattuto in questo dipinto. È un dipinto antico, forse risale all’Ottocento, lo stato di usura della tela potrebbe confermarlo. Ho provato a leggere il nome dell’autore, scritto in rosso in basso a destra, ma non sono riuscito a decifrarlo, Sergio mi ha detto che dovrebbe essere un pittore belga, non meglio identificato.
Questo quadro, mi ha subito calamitato, assorbito all’istante.
La pittura è di ottima fattura, c’è materia pittorica trasfigurata sapientemente dall’artista.
Quello che subito mi ha attratto è stato il volto dell’uomo con la barba in primo piano. La sua umanità, il suo sguardo, che esprime un dolore contenuto, un’attenzione dolorosa.
Non si capisce bene cosa stessero facendo tutti quegli uomini e quelle donne, se officiavano una funzione religiosa o civile. Eppure è forte la loro presenza, il quadro è altamente suggestivo ed esprime un realismo inquietante, terribile, mi diceva il mio amico Alessio “c’è una tristezza da mangiatori di patate” e in effetti c’è qualcosa che ricorda Van Gogh…ho provato a guardarlo con l’ipod…a raccontarlo a modo mio…

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